musicaperformance || 20 settembre 2011
konzert für wohltemperierte grillen
la luce, l’infrarosso, i grilli furibondi, che tentano l’accoppiamento dentro alla liscia gabbia di cristallo ed acciaio, le teche ancora nauseabonde, fino a poco prima vi s’ispiravano i piccoli boa, e l’odore infame sconvolge gli ensiferi cattivati portandoli a una ricerca frenetica di fuga e il canto nuziale diviene stridulanza lancinata ed ecco dunque il maledetto konzert, poi che paolo ha rimosso le merde e le lattughe, e
questo messia nero, sciamano digitale, l’uomo che ama l’est (e non c’è la cina pure, nell’est?), i russi, la vodka, le chiacchiere tzigane, i suprematismi, la scienza ubriaca, le efflorescenze che attecchiscono alle pareti che delimitano lo spugnoso estuario cerebrale, in parte si erge, in parte, che è puro e pesante, come la sua cristallina bestemmia tonante, che non è selvaggia, educata, che è un evangelista, e cerca la scambiazione, le relazioni rinnovative, e la sua tekne è un metodo concezionale, e nel buio cemento dello schiara inscena un rito rigenerativo ed i suoni sono dolci e misurati nel nero opulento, e la performance non sfonda mai in un frastuono, ma è calibrata e gentile, e le immagini corrono e s’inseguono e s’inseguono e va bene che s’inseguano, s’inseguano come vogliono, il senso primo dell’interazione è nel suono, non nell’immagine, l’immagine non è ovovivipara, è un uovo, e nel rapporto tra i suoni e nella verità dei suoni, veri e falsi (?), e nel loro intendimento, più che altro da parte dei grilli, che i più degli altri astanti son paralizzati, chi più, chi meno, di fronte alle immagini rotte sincopate dei meg/atteri divoranti e copulanti, piantati come idoli entomologici sopra alle teste sperse di questi cauti convenuti, ma alcuni stan bene in realtà, alcuni, e quando escono, altri grilli fuori, meno celebri, forse gelosi, che non han sfondato loro (due sfondati), e però fan quasi lo stesso rumore, se ascolti bene, e infatti, l’ho detto o no che il direttore non ha esondato, coi volumi e coi toni? dunque, in realtà, giovanni non è affatto gotico (un depistaggio, la grafica del merlo).
e solo gli stanche ed i fermi si fermano stanchi a divagare inutilmente sui montaggi e sui loop, mentre.
e anche quella notte, come quell’altra prima, per la bea, che cito ora, ce n’erano alcuni altri, apparentemente atteri, più pieni della luna, più ellittici nella rivoluzione, e più celesti nei corpi, dato che anelavano; che pure, coi loro organi stridulanti proiettati nella notte, le elitre sclerotiche lucidate vive a frusta dall’argenteo metallo plenilunio riflesso, saltavano, e risplendevano, con guizzi inusitati, sotto e fuori (dalla gran sala ipostila) riverberante e bluastra, e per pisciare sceglievano i verdi, freschi, erbosi giardinetti cittadini. poi, uno di loro prese in bocca un mozzicone intriso di birra, come fosse una falena, e la lingua gli si gonfiò e si fece di stoffa, e a quel punto nemmeno il rum bastò più, e l’intera livrea si spense, come intinta o sciolta in un nero indecente di pece. e il sapor di petrolio.
Giovanni De Donà – “Konzert für wohltemperierte grillen” – powered by Diachronic from Diachronic Media LTD on Vimeo.