lavori || 23 settembre 2011


nicola genovese/i’m sure, i’ve heard it before

 

nicola genovese, i’m sure, i’ve heard it before, cartoline funebri, 280 x 210 x 8 cm, 2011

 

dal testo di pierluigi basso fossali apparso su semioticaviva:

[...] L’interiorizzazione della terra è un corrugamento, un equilibrio sospensivo tra trascinamenti e attrazioni, tra

espatri e cittadinanza. Così, in Nicola Genovese (I’m sure, I’ve heard it before) un tappeto di vecchie

cartoline funebri rischiano di ostentare un semplice appiattimento formale, una distesa retorica di reciproche

condoglianze, contigue quanto autoconcluse in sé stesse, attraverso la demarcazione di un perimetro nero.

Solo un’onda anomala in questa distesa di parole di circostanza, può corrugare, riscoprire un affetto: è

un’onda che solleva le carte, spezza la continuità del terreno di gioco linguistico, prefigurando lutti futuri (è

un’onda che si sposta e travolge) e additando retrospettivamente le morti passate. Il mondo lastricato di

morte, perché ridotto a parole accatastate, può ancora sollevarsi, deformare i messaggi-bara in qualcosa di

vivo, qualcosa che sta a cavallo del tempo: durata e passaggio, persistenza e puntualità, evento e memoria.

Anche i cimiteri di parole hanno bisogno di montagne, benché il “piano” sia sempre stato visto come luogo di

sepoltura opportuna. I camposanti sono luoghi di silenzio perché dovremmo tutti corrispondere a ciò che non

ha più battito; cimiteri pieni di foto a tal punto intemporali che ciascuno per il proprio caro sceglie la foto che

lo rappresenta idealmente nel momento in cui ci è apparso “memorabile”. [...]

 

l’opera era inserita nella mostra contractions, a cura di daniele capra, sass muss, edificio schiara, 17 settembre – 16 ottobre 2011