DC, press || 14 dicembre 2011
DC su le dolomiti bellunesi
La copertina del numero di dicembre de “Le Dolomiti Bellunesi” (storica rivista delle sezioni bellunesi del C.A.I.) riproduce una fotografia di uno dei lavori realizzati la scorsa estate all’interno del progetto DC: l’intervento di Ericailcane sui silos dell’ex cementificio di vignole; sullo sfondo, i Monti del Sole. Si tratta quindi di un’immagine in cui l’arte entra in contatto, e propone un dialogo, con l’ambiente circostante, rifiutando di stare nel proprio (aureo?) recinto (ogni recinto è un luogo improprio). Non vogliamo fare un museo, ne conosciamo molti che stan fermi, luoghi chiusi, di custodia dell’arte (altri no, vivaddio, altri no). L’arte nei musei è troppo comoda per chi non la voglia vedere. Basta evitare questi lazzaretti, in cui la confiniamo, e si evita così di venirne disturbati. E invece no. Chi non è interessato all’arte, non è interessato alla riflessione, alla scienza, alla poesia, all’uomo, allo spirito. Quindi l’arte va imposta. La mettiamo in mezzo. Senza piazzate. Ci interessa usare l’arte come vettore culturale.
Ringraziamo dunque Flavio Faoro, Presidente, e Silvano Cavallet, Direttore responsabile di LDB, che ci hanno proposto di ospitare sulla rivista, oltre alla copertina, un nostro intervento, dimostrando di possedere una mentalità aperta ed un a visione strategica e non retorica dell’ambiente/montagna. Quest’attitudine, purtroppo, non è troppo diffusa. E’ grazie a persone motivate, e capaci di una visione che vada oltre la pura conservazione acritica (ed acinetica) di elementi tradizionali (che così divengono lapidi), che si può pensare, crediamo, ad un futuro per la montagna, che non sia un destino d’immobilità.
All’interno di una riflessione propositiva di questo tipo, che rifiuta la stagnazione, riteniamo di avere delle cose da dire, delle cose piuttosto nuove. Infatti, le diciamo, attraverso l’arte contemporanea.
All’interno di una riflessione propositiva di questo tipo, che rifiuta la stagnazione, riteniamo di avere delle cose da dire, delle cose piuttosto nuove. Infatti, le diciamo, attraverso l’arte contemporanea.
Il progetto DC opera direttamente sull’ambiente dolomitico/alpino – l’arte contemporanea è UNO degli sguardi possibili, uno sguardo sensibile e critico sulle cose, quindi anche sull’ambiente, che sa vedere, esplorare, interpretare, analizzare, e poi restituire, attraverso le opere, che sono interpretazioni formalizzate da parte di coloro (gli artisti) che hanno preso a cuore, e sviluppato, un aspetto di quest’ambiente forte duro stimolante. Arte in ambiente non vuol dire naturalismo artistico; l’approccio critico, interrogativo, è fondamentale; niente cartoline d’alpeggi, paesaggi bucolici, enrosadure, ritratti d’alpini con la pipa in bocca. DC vuole essere un’opportunità culturale rinnovativa per la (dal-la) montagna; questo attraverso la produzione di figurazioni, progetti, azioni, che abbiano a tema la montagna (o gli elementi che la compongono, o in cui essa è scomponibile – i suoi atomi cristallini), la cui immagine è spesso più arcaica e fossile della montagna stessa. Produrre immagini e ragionamenti nuovi, contemporanei appunto, è auspicabile, utile, necessario; è anche un fatto di responsabilità culturale, di cui occorre farsi carico, qualora si sia insofferenti alla fastidiosa proliferazione di stereotipi montani e alpini. L’iconografia tradizionale della montagna risulta, più che spesso, terribilmente povera e retorica, nutrita com’è di paranoia ecologica e stucchevolezze ambientaliste e romanticismi acritici (i maledetti tramonti alle tre cime, come quelli ai faraglioni di capri); oppure, l’immagine della montagna genera immagini esclusivamente turistiche, anch’esse, perlopiù, povere e fiacche, dal punto di vista culturale e del potenziale d’immagine. La nostra proposta non vuole dimostrarsi arrogante o irrispettosa rispetto alle forme tradizionali di cultura della montagna, che talvolta (spesso) risultano però ferme, e incapaci di proporre stimoli nuovi.
Avanzare, salire, è più importante che conservare (supinamente). E’ necessario.
Avanzare, salire, è più importante che conservare (supinamente). E’ necessario.
In tal senso, stiamo lavorando per coinvolgere nelle nostre iniziative future, oltre a realtà importanti del mondo dell’arte contemporanea (tra le ultime collaborazioni innescate, che porteranno all arealizzazione di opere DC, il Museo Madre di Napoli e Kunstart Bolzano), anche soggetti direttamente legati alla montagna, con i quali discutiamo quotidianamente del significato del “fare cultura” per la (dal-la) montagna: tra questi, Reinhold Messner, con il quale stiamo ragionando su un’azione congiunta all’interno di un progetto specifico.