DC, lavori || 6 aprile 2012
rachele maistrello/beyond tropici-behind tropici
Rachele Maistrello, Beyond Tropici / Behind Tropici (performance still).
C-print from 4,5 x 6 negative, 100cm x 70cm, 2011, Edition of 3 + 2AP e studi preparatori, 2011.
dal testo di Pierluigi Basso Fossali apparso su Semioticaviva:
[...] La seconda ondata di mostre di Dolomiti Contemporanee ha mostrato, fin dall’inaugurazione, di aver smosso il territorio: per partecipazione del pubblico, per impegno degli artisti a lavorare “sul posto”, per rivalorizzazione di un’area che ha visto più passanti in due mesi che negli scorsi vent’anni. Anche sul piano dell’esposizione, gli spazi a disposizione (i tre padiglioni) sono stati pienamente interpretati da curatori ed artisti; anzi, quello che sembrava spazio di abbondanza è finito per “stare stretto” alle iniziative. Così, proprio l’edificio che doveva essere residenza in grado di ospitare gli artisti invitati, è stato in parte ribaltato in offerta d’alloggio a potenziali visitatori: Dolimitenhof Resort. Se poteva apparire sulla carta niente più che una simpatica boutade, tale “mostra” laterale si è rivelata essere uno degli epicentri d’interesse di DC 02. [...]
[...] Come foto-ricordo tra altre, attaccate alle pareti di una casa vissuta, Beyond Tropic di Rachele Maistrello presenta i solerti membri di qualche proloco o di qualche associazione di volontariato, ciascuno dei quali con tra le mani una foto splendente di un’amena località esotica. L’ironia che nasce, visto l’improbabile ruolo di viaggiatori attribuibile ai soggetti fotografati, si stempera nell’idea di una cittadinanza surplace, di una presenza al luogo che ha testimonianza di decenni. Se il sogno del viaggio vale un istante, i volti sono memoria anche in questo caso di una duratività, di una sovraesposizione allo stesso spazio, che quotidianamente dona, ma anche intacca, attribuendo ai volti, pur dissimili, una sorta di “aria di famiglia”.
Perché la durata sia perfettamente percepibile è necessario che i processi abbiano un corpo di riferimento costante su cui i segni s’approfondiscono: la montagna esalta l’iscrizione del tempo prestando i suoi fianchi all’erosione, alla contaminazione. Oppure, riflette: luce, suoni. Ecco allora che uno sguardo sulla montagna è sempre sovraiscrizione di durata e contingenza, di processi incontrovertibili e di altri fugaci. La montagna segna le ore additando altri ordini temporali. Senza muoversi. Per questo, la montagna può essere solo trasposta. Come si fa con gli intervalli in musica. [...]
l’opera era inserita nella mostra dolomitenhof resort, a cura di Associazione E, sass muss, retro edificio pizzocco, 17 settembre-18 ottobre 2011