davide zucco/may I ask you all for silence
Davide Zucco, May I ask you all for silence / No title
L’opera di Zucco si compone di una scultura dipinta e due disegni. La scultura è costituita da una base in c.a. gettato in opera, sulla quale si colloca la parte lignea, prodotta assemblando alcune assi. La parte in cemento si relaziona al contesto architettonico dell’edificio. Gli elementi grafici e pittorici sono stilizzazioni estremamente sintetiche di organismi vegetali. La scultura è al tempo stesso colonna ed albero.
dal testo di Pierluigi Basso Fossali apparso su Semioticaviva:
[...] Più sofisticata, ma anche più efficace l’opera di Davide Zucco May Ask You for Silent, una sorta di totem di cemento, in rima plastica con i pilastri del padiglione, ricoperto nella parte apicale di tavole di legno dipinto. Dotato naturalmente di quattro facce, il totem di Zucco sembra un pezzo di cemento sbocciato tra altri elementi architettonici più grandi di cui non intende seguire la tradizione tensostrutturale. La superficie dipinta è una decorazione illustrativa in grado di raccontare delle opposizioni e delle trasformazioni. In particolare, neutralizzate due facce opposte secondo un solo elemento lineare nero che corre centralmente lungo la verticale, le restanti sono come il recto e il verso di due dimensioni esistenziali. Il recto esibisce un alberello di tronco filiforme dotato di foglie disposte simmetricamente rispetto alla verticale e secondo intervalli regolari. Se già l’eccesso di equilibrio formale sposta l’elemento naturale verso l’artificio simbolico, le foglie hanno poi internamente delle decorazioni che paiono degli occhi. Tutto è silente, perché immobile e perché la pianta sembra dominare essa stessa il dominio del visibile.
Il verso dell’opera è invece, per opposizione, una sorta di nugolo stellato, un centro da cui dipartono elementi-filamenti che sembrano disporsi attorno in maniera circolare. In particolare, alcuni di questi elementi appaiono come le foglie-occhio del disegno precedente, ma allungate e flesse come dal vento, divenendo delle banderuole. Le due facce contrappongono rigidità e adattamento, equilibrio e dinamizzazione, dominio del visibile e sua sudditanza (due disegni, probabilmente preparatori dell’opera, sono rigiocati come forma di sottolineatura di questa opposizione). Se già la rigidità del cemento viene sovrainvestita dalla relativa cedevolezza del legno, anche ciò che interpella lo spettatore, esibendosi quale figura autoconclusa in sé stessa (perfezione dell’albero), lascia spazio, “se ben si ascolta”, a una after-image che sciama, che si propone come figura d’irradiazione, “scomponendosi”, devolvendosi [...]
l’opera è stata inserita nella mostra DC Pulse 2, a cura di Gianluca D’Incà Levis, Sass Muss, padiglione sass de mura, settembre/ottobre 2011