dc next – opening blocco taibon
e dunque sabato 4 agosto è uscito di stallo il blocco lo sblocco del blocco;
il BLOCCO di Taibon, così abbiamo rinominato l’ex fabbrica di occhiali Visibilia, a Taibon Agordino, sotto e dentro alle dolomiti bellunesi, chiusa da anni, ora riaperta e viva.
molta gente all’inaugurazione di sabato scorso, i rappresentanti della regione veneto, primo sostenitore del progetto, e della partnership con Forte Marghera/Parco del Contemporaneo, le autorità locali, sindaci e assessori, un senatore, il Presidente del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, il Presidente del Parco Naturale Dolomiti Friulane, il Sindaco di Erto e Casso, il Segretario del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti, il Presidente della Comunità Montana Agordina, il Direttore di Attiva spa, società proprietaria del sito di Taibon e del complesso di Sass Muss. Non c’erano invece i rappresentanti della Provincia di Belluno, della quale DC, che è un progetto serio, ha volentieri rifiutato lo sterile patrocinio (la Provincia ha deciso di non aiutare DC in alcun modo, quindi, dato che il suo supporto pratico e la sua volontà collaborativa sono stati inesistenti, per coerenza non esiste alcuna possibilità di accettarne il vuoto Patrocinio: i patetici fatti: la provincia, che è commissariata, e alla quale non avremmo quindi certo chiesto danari, ha rifiutato di prestare per due mesi a DC i 15 letti necessari per ospitare gli artisti in residenza, letti che c’erano, ma dei quali noi avremmo, a dir loro “fatto un uso improprio”; forse in provincia pensano che gli artisti scarichino le proprie deiezioni sui materassi, ho chiesto io? la provincia, soggetto patrocinatore, ci ha chiesto 70 euro + iva per concederci l’uso della Saletta affreschi, dove avremmo voluto presentare alla stampa DC NEXT, progetto, appunto, dalla provincia patrocinato; al nostro rifiuto di pagare il patrocinatore, ci è stato detto che questa nuova regola d’ingaggio, vista la crisi, vale per tutti; e invece, una settimana dopo, la saletta è stata data gratis ad un altro richiedente; aquindi, la provincia ci ha preso in giro, il suo impegno rispetto a DC è stato pari a zero, che vadano a casa). non c’era neanche, come al solito, il povero luca rossi. ma tanto si sa, lui scribacchia comunque, irresponsabilmente, senza mai vedere, nè capire.
La Fabbrica di Taibon in realtà era abitata già da diverse settimane. Artisti e curatori la esplorano da mesi. Diversi di loro vi hanno già completato un’esperienza di Residenza artistica, attraverso la quale sono state realizzate molte delle opere presentate sabato nelle sei mostre del primo ciclo espositivo. In particolare, la mostra A Poem about a chance meeting, è stata integralmente realizzata attraverso la Residenza, e con i materiali che gli artisti hanno ottenuto da alcuni degli sponsor di DC (in particolare: Cason Marmi, Fratelli Garavana, Tecnoisolamenti, Diab, Falegnameria Hermann, Massimo Campedel, Tabacco, Vetreria Bonifaci, Alessio Arte, Colle Spa, Bellitalia, Impresa Tullio Garavana, Tipografia Castaldi).
Sabato dunque si è presentato questo secondo capitolo di Dolomiti Contemporanee, DC NEXT. Dopo Sass Muss, e dopo l’inverno 2011, nel quale DC è andato in giro per l’Italia, presentando diversi progetti, e dimostrando di non essere affatto concepito come un progetto stanziale, o locale, ecco che una nuova fabbrica, chiusa da anni, viene riaperta attraverso l’arte contemporanea, a Taibon, e diviene uno spazio sperimentale, nel quale si costruiscono nuove immagini e si instaurano rapporti produttivi (nuova produttività artistica).
Nei discorsi inaugurali di sabato, si è insistito molto su questo punto. Su come la cultura, e l’arte, non siano affatto un surplus, un comparto inutile, un elemento accessorio, distante dalla realtà dei fatti, estraneo alle logiche di qualificazione, o riqualificazione, di spazi e luoghi e territorio, trascurabile o addirittura inopportuno nei momenti di crisi. Questo lo credono solo le persone povere, o deboli, di idee, che non sanno concepire progetti alternativi. Al contrario, è significativo il fatto che un progetto come DC, che tiene al centro una riflessione aperta sulle specificità territoriali, sia in grado di proiettare ed estendere la propria azione ad un network nazionale ed internazionale. Ciò avviene grazie alla qualità dell’iniziativa artistica, al coinvolgimento di soggetti validi e di partner importanti, ad un’azione di comunicazione estesa ed efficace. Questo meccanismo si è dimostrato, e si dimostra, capace di generare input positivi non soltanto per se stesso, ma anche per il territorio su cui agisce, e per i siti che vengono scelti per avviarvi i cantieri principali. La concretezza di questo progetto, e la sua condivisione, ha ad esempio portato l’Amministrazione di Erto e Casso ad affidare a DC il progetto di rilancio del Nuovo Spazio di Casso, che verrà inaugurato il prossimo 15 settembre. Di questo importante progetto parleremo a breve. Anche la collaborazione con il Museo Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo, che sabato prossimo 11 agosto porterà all’inaugurazione della mostra Giocando con le Regole, presso il Museo delle Regole di Cortina, dimostra come DC non sia un’esperienza autoreferenziale, ma un processo estroverso che cresce ed integra, legandosi con altri soggetti propositivi e vitali all’interno del territorio dolomitico (e fuori da esso), e rifiutando le logiche passive e inerziali.
Sabato, all’apertura del BLOCCO di Taibon, nell’arco della giornata sono passate almeno 5-600 persone: questa fabbrica chiusa e abbandonata da anni, era finalmente viva. Questo brulichio inaspettato ai pieni dell’austero Agner ha sorpreso molti dei presenti. Artisti, curatori, galleristi, giornalisti, persone venute da lontano, molti abitanti della vallata agordina, si sono incontrati, trovando in questo punto un’area di contatto, gravida di spunti. C’erano persone, cervelli, idee, artisti, amministratori, politici, imprenditori, e cittadini.
C’erano anche molti degli oltre 100 soggetti che sostengono attivamente il progetto. Soggetti pubblici e privati, che insieme vanno a costituire quella Rete integrata di soggetti partecipativi e motivati su cui si impernia la struttura di DC, e senza i quali esso sarebbe impossibile. Numerosi di questi soggetti hanno lavorato direttamente con gli artisti. Non vi sono due comparti separati: gli artisti e gli sponsor lavorano insieme.
DC è forse prima di tutto un sistema di collegamento e attivazione, di spazi, risorse inutilizzate e trascurate, soggetti diversi, realtà produttive, persone, modalità, idee. Un vettore che opera sugli strati, definiti e abitualmente segregati, creando tra di essi uno spazio di dialogo ed azione, mettendoli in comunicazione, e in tal modo propagando un’onda trasversale che muove e insinua la possibilità di rapporti nuovi. Se gli artisti lavorano insieme ai produttori di materie e materiali, se le mostre vengono fatte mettendo in rete la capacità ideativa dell’artista e quella fabbricativa dell’industria, ecco che si realizza un sistema di lavoro integrato che chiamiamo produttivo culturale, e che intendiamo seriamente come un’opzione di rilancio culturale per un territorio che langue, che si muove poco, che ha bisogno di svegliarsi, di avviare processi aperti, ad ogni livello, così da evitare che le montagne, e le cime, siano muro, barriera, limite, diga. DC crea uno spazio culturale d’azione in cui la montagna è il luogo, teorico e fisico, dell’attivazione, dell’ospitalità, dell’apertura, del superamento, dello sconfinamento, dell’incentivazione, in senso lato.
Le sei mostre aperte da sabato 4, e visitabili fino al 9 settembre (info su www.dolomiticontemporanee.net), nel nuovo Blocco di Taibon, sono uno degli epicentri di questo progetto mobile, che nel corso dell’estate proporrà molti altri momenti d’attivazione.
Le mostre sono visitabili dal martedì alla domenica, 10.00-12.30, 15.00-19.30.