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Play by the rules / giocando secondo (con) le regole

a cura di Gianluca D’Incà Levis

Museo Etnografico delle Regole d’Ampezzo, Cortina d’Ampezzo

11 agosto – 15 settembre 2012

 

Artisti: Fabiano De Martin Topranin, Dimitri Giannina, Gabriele Grones, Federico Lanaro, Mario Tomè.

 

photogallery

 

Dolomiti Contemporanee in collaborazione con il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi presenta Play by the rules / giocando secondo (con) le regole mostra collettiva d’arte contemporanea realizzata al Museo Etnografico delle Regole d’Ampezzo.
Un Museo etnografico è un luogo di conservazione, nel quale si collezionano ed espongono oggetti che hanno a che fare con la tradizione, la storia, la cultura del lavoro di un territorio, in questo caso una cultura agricola e montana. L’artista contemporaneo non è nient’altro che un essere particolarmente curioso e attento, che si interessa a quanto gli sta attorno, che è ancora capace di stupore intellettuale, che ha voglia di cimentarsi con il ragionamento e di nutrirsi del senso delle cose, e che, oltre a ciò, vuole e sa figurare i propri pensieri attraverso l’invenzione e la costruzione di altri oggetti significatori, nuovi. L’arte contemporanea non è mai in opposizione della tradizione: semmai, spesso accade il contrario. Quindi, l’incontro tra uno spazio dedicato al racconto della tradizione e lo sguardo contemporaneo non è affatto strano. L’artista si relaziona a questo contesto particolare, come ad ogni altro: guardandolo. E gli oggetti non respingono affatto questo sguardo. Lesovrapposizioni di sguardi sono sovrapposizioni di strati culturali vivi. E tutta la cultura non è altro che rapporto tra strati, piuttosto che dichiarazione inamovibile d’identità. Gli sguardi nuovi vivificano le cose d’un tempo, mettendone in luce le intelligenze, le preziosità, le sapienza e le astuzia, riaccendendole.
Cinque giovani artisti, che analizzano, riprendono e riformalizzano. Le teche di Fabiano De Martin Topranin, a isolare, seccamente, e incorniciare, l’utensile, e farne un’icona del lavoro, che rinfranca, una speranza di nuove, sane, alacrità. I ritratti di Gabriele Grones, con la loro sconcertante profondità autoptica, mimetizzati però, quasi nascosti, implacabili e gentili, accostati ai ritratti d’epoca, senza alcun rumore. La riflessione sociale ed esistenziale di Federico Lanaro, lo spunto dal gregge, per pensare all’uomo, ai suoi moti singoli, o coatti. L’introspezione, anche questa silenziosa, di Mario Tomè, che va alla montagna, di cui l’uomo coglie segni, e prende forme, plasmatrice, senza però smetter mai di generare un’idea propria, che è un artificio, che ne impedisce il totale riassorbimento, ecco lo strato che è l’uomo, sopra allo strato-natura. E poi Dimitri Giannina il drago, che sbuffa e contesta, sprizza e contrasta, nello slang suo vernacolare, ama capisce contrasta e batte, col manfanile batte lui, mica per rompere, in realtà, anche lui per guardare, riguardare, ed indurre lo sguardo, a tornare ad andare.
Gianluca D’Incà Levis
L’incontro tra antico e contemporaneo, tra tradizione e modernità, offre occasioni nuove di riflessione sul nostro passato e spunti per affrontare l’oggi con la consapevolezza e la conoscenza di ciò che è stato prima di noi. Attraverso il lavoro di cinque giovani artisti il visitatore potrà riscoprire gli strumenti e le tradizioni del nostro territorio guidato da uno sguardo “contemporaneo”.
Alessandra de Bigontina