questo è il sito relativo all'edizione 2012. qui il nuovo website dc.

dimitri giannina/genius loci

 

 

Dimitri Giannina, Genius loci, stampa a solvente su lucido, 130×180 cm, 2012 (2 piano)

 

Il lavoro di Giannina si origina da uno studio della situazione geologica, sociale, umana, dell’area interessata dall’evento tragico del ’63. Ogni cosa è ritratto geologico, l’uomo è egli stesso esistenzialmente “in stato di frana”, strati interni, strati interni, distacchi, superamenti, o cicatrici che non si riesce a far rimarginare. E le tragedie, oltre a distruggere le cose, annullano o impediscono la crescita di immagini, e talvolta l’immaginario.
Compiendo una ricognizione iconografica nel web, l’artista si è reso conto che ad oggi non esistono oggi  immagini cromatiche di quest’area. Come se la tragedia del ’63 avesse cancellato ogni altra cosa, e possibilità, e colore, lasciando solo la memoria di sè stessa. Al di là del materiale fotografico inerente a quell’evento, immagini in bianco e nero, la diga, il toc, longherone rasa al suolo, non esiste altro. Le uniche immagini che contengono del colore, sono le immagini d’indagine geologica della frana del Monte Toc. L’artista ha lavorato dunque su queste immagini, che riportano la linea di distacco del Toc su base cartografica. Queste immagini-colore sono state rielaborate, con il disegno, la pittura, la specchiatura. Le macchie di Rorschach sono un noto sistema di test reattivo-proiettivo. L’immagine della frana si trasforma, ne escono due figure umane. La mappa genera delle figure di uomini. Il territorio è gli uomini che lo abitano. La frana è rimasta nell’uomo, l’uomo è diventato la frana, la sua identità vi ha aderito. Un divenire, un bilico, dice giannina, tra territorio e abitatore dello stesso. L’immagine in trasformazione indica che è possibile uscire, è possibile creare forma e colore, anche partendo dalla traccia del disastro, anche traguardando la traccia del disastro. Questa possibilità, c’è dunque. La trasparenza del supporto applicato suggerisce appunto questa possibilità. Reimmaginare. Ritraguardare. Elaborare e andare oltre, per produrre il nuovo. Questa possibilità va presa. O lasciata. E allora, rimarranno solo i segni della ferita.

 

 

Dimitri Giannina, Genius loci, stampa a solvente su lucido, theremin, dimensioni variabili, 2012 (3 piano)

 

Una quinta scenografica. Le immagini costruite sul retino forato applicate al vetro, sono in bilico, nella luce. Dalla carta tecnica, esce un profilo. Una isoipsa fa il profilo. Di giorno, l’immagine è quasi invisibile. Quando il buio notturno riempie la trasparenza delle aree forate, l’immagine prende corpo. ricompare l’uomo, abitatore (abitato) della frana. Altra mappa antropica a terra. Al suo interno, a ben guardare riconoscibili, molti spunti, un universo di riferimenti legati alle persone e alle tradizioni di Erto e Casso, radiografati. E una linea che si diparte e muove verso la fonte sonora. E il suono del theremin, che evoca un movimento, consentendo all’uomo di modulare la sua interazione sonora con il paesaggio infranto del Toc, lì a fronte, nell’eco.

 

 

opere inserite in

Bilico

a cura di gianluca d’incà levis

nuovo spazio espositivo di casso

15 settembre – 04 novembre 2012

 

 

qui un servizio del TGR sulla mostra Bilico