blocco di taibon
Il sito principale dell’estate/autunno 2012, è stato attivato a Taibon Agordino (Belluno); venti chilometri più a nord di Sass Muss, ancora più nel cuore delle Dolomiti rispetto al sito 2011 (Sass Muss), ai piedi del Gruppo montuoso dell’Agner e delle Pale di San Lucano.
La ricerca di siti industriali significativi nella regione dolomitica si attua traverso un criterio esplorativo, e non secondo la logica inessenziale della miglior comodità.
La fabbrica
Si tratta di un unico grande edificio, di oltre 3.000 metri quadri, che, quando è stato individuato da Dolomiti Contemporanee, a febbraio 2012, giaceva inutilizzato da un decennio. Realizzato negli anni ’70, esso aveva ospitato la fabbrica di occhiali Visibilia.
Ricordiamo che l’agordino costituisce una delle principali aree di concentrazione legate al distretto dell’occhiale, che trova nel bellunese uno dei suoi fulcri produttivi a livello mondiale, come testimonia la presenza di alcuni dei principali gruppi internazionali (Il primo stabilimento Luxottica è a circa un chilometro da qui). Occhiali e occhialerie dunque, al pari di montagne e natura, rappresentano uno degli aspetti della cultura, umana e del lavoro, di questo territorio.
La fabbrica ex-Visibilia presentava una struttura funzionale adatta alle necessità di Dolomiti Contemporanee. Necessità di ordine logistico, fruitivo, espositivo, abitativo. La razionalità dell’impianto architettonico, formato da un’unica piastra suddivisa in diversi ambienti facilmente accessibili al pianterreno, ha consentito di poter usufruire di ben otto spazi espositivi, di uno spazio in cui realizzare il bar-ristoro, di uno spazio-laboratorio, di una zona per uffici e bookshop, e quindi, al piano superiore, di una dozzina di appartamenti, per una quarantina di posti letto complessivi, necessari ad alloggiare il personale di Dolomiti Contemporanee e ad ospitare gli artisti in Residenza. La fabbrica infatti, una volta riesumata, è divenuta per alcuni mesi, una stazione abitata continuativamente, com’è proprio del format di progetto.
Rifunzionalizzazione e rilancio
In un paio di mesi, DC, coadiuvato come sempre dalle decine di soggetti-partner che vengono coinvolti nell’operazione di riesumazione/rilancio, ha rimesso in ordine questa struttura, riaprendola e trasformandola nel sito madre dell’estate 2012. L’Istituto della Residenza, anche qui come a Sass Muss, cuore di un’esperienza d’ospitalità e interazione che ha portato oltre 70 artisti a incrociarsi in questa stazione aperta.
Il 4 agosto 2012 hanno inaugurato le prime 6 mostre del BLOCCO di Taibon.
Il 22 settembre, nel secondo ciclo espositivo, altre 7.
Diverse mostre sono state affidate a curatori indipendenti. La novità nel format, rispetto all’edizione d”esordio del 2011, è che a Taibon, oltre a curatori e collettivi indipendenti, sono state invitate diverse Gallerie private, che in collaborazione con DC hanno realizzato delle mostre (personali, bipersonali) nel Blocco, portandovi una serie di artisti giovani, in linea con il concept generale e interessati a codesta modalità operativa, e favorendo la sperimentalità dei loro lavori. Niente quadretti alle pareti, ma alcuni grandi cantieri edili. Autentica fabbrica, e fabbricazioni. Le Gallerie hanno risposto positivamente, assecondando lo spirito del progetto. Non si è trattato di un’operazione commerciale, ma di un’apertura culturale ulteriore, che è stata recepita. Le Gallerie, accettando di entrare nel blocco, hanno dimostrato di possedere, come talvolta accade, un’attitudine alla ricerca; non una fiera quindi, piuttosto un’interazione, anche in questo caso, e la ricerca di formule nuove, aperte, trasversali alle codificazioni tradizionali, ai ruoli convenzionali.
Il BLOCCO di Taibon è stato chiuso a fine ottobre, insieme alla Residenza. 5.000 persone vi sono passate. l’attività svolta è documentata nel website 2012. In seguito a quest’azione di rilancio, la fabbrica è ripartita. Dopo che DC l’ha lasciata, sei attività commerciali e produttive vi si sono insediate stabilmente. Si tratta di partner del progetto dc, che, mentre ci aiutavano a riesumare il cadavere della fabbrica, l’hanno riscoperta, e quando noi l’abbiamo lasciata, vi si sono trasferiti. Una staffetta produttiva, che ha comportato il definitivo rilancio del sito.
Con l’arte si mangia, se si ha fame (d’idee, di prassi sensate). Chi dorme, invece, non mangia. Ma questo, evidentemente, non vale per i soli artisti.
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