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to’nòn ignà, cronaca della costruzione di una mostra
To’nòn ignà
Valle del Vajont e Nuovo Spazio di Casso
Cronaca della costruzione di una mostra, per note, pensieri, immagini.
La mostra To’non ignà vede protagonisti gli artisti pamela breda, lorenzo commisso, roberto da dalt, veronica de giovannelli, evelyn leveghi, nicolas magnant, lara j. marconi, stefano moras.
La mostra si svolge presso il Nuovo Spazio di Casso, dal 22 agosto al 26 settembre.
Gli artisti hanno cominciato a lavorare sul paesaggio, sulle relazioni spaziali e umane in quest’area nelle settimane precedenti all’opening, sviluppando le proprie riflessioni ed opere attraverso diversi periodi di permanenza in loco.
La residenza, quest’anno, nella Canonica di Erto, i pasti dagli amici del Cervo Bianco.
Qui di seguito, alcune annotazioni, pensieri, idee, frammenti e lampi.
- Il 26 luglio, il gruppo ha compiuto una escursione sul corpo franoso del Monte Toc, in compagnia del geologo Emiliano Oddone.
Ritornare è fondamentale per comprendere il reale stato delle cose. Diventa costitutivo di un corpo in crescita, in formazione, in comprensione: si parte in esplorazione con un’incognita e forse si ritornerà con la stessa sensazione, ma ciò che può succedere diventerà parte di qualcosa più grande che un’esperienza isolata.
Si parte verso il Monte Toc assieme ad Emiliano Oddone (geologo) e Veronica De Giovannelli, Roberto Da Dalt, Lara J. Marconi, Evelyn Leveghi, Stefano Moras giovane gruppo di artisti ed ancora Delfino Manarin di Casso che dopo 52 anni ritorna nel luogo in cui si trovava la sua casa, per la prima volta. Si partirà assieme, si osserverà, si discuterà, si mangerà e riuniremo i nostri pensieri. Assieme si ritornerà, poi.
Essere presenti, più che osservare, è la chiave con cui si può leggere il territorio perchè essere presenti implica interesse vivo, implica azione al cambiamento per un fare ed un agire, piuttosto che guardare ed essere solo di passaggio notando un’insegna luminosa al neon. Neon un oggetto minimalista di fascino, statico, nato e morto con Dan Flavin. Un oggetto insomma, che si aggiunge ad un altro oggetto più importante però. Si è così ribadito quell’amore per i giocattoli che già John Ruskin aveva condannato al nuovo secolo e che nel 1963 il movimento minimalista ha tentato di semplificare: siamo fermi al ’63, falene deviate.
Dov’è ora la luce della luna?
Così noi la cercheremo andremo là, dove dobbiamo tornare, sotto le macerie.
(Stefano Moras)
- 30 e 31 luglio, con Lara J.Marconi ed Evelyn Leveghi.
Tre giorni: residenza con Lara J.Marconi e Evelyn Leveghi. Disegni e appunti ripercorrono mentalmente i luoghi in cui Emiliano Oddone ci ha condotto, nuove prove confermano il lavoro che cresce progressivamente senza perdere la tensione che ci ha spinto a confrontarci con questa valle.
Evelyn riassetta e bilancia il suo progetto con nuove interazioni intervistando i locali, come la famiglia Manarin (di Casso), ma anche abitanti di Erto cogliendo peculiari sfumature e differenze caratteriali tra I due paesi: nel suo caso la relazione tra materia edibile e persone è costitutiva se non addirittura necessaria fungendo da cartina tornasole e fornendoci così dati oggettivi sul presente; Lara continua a disegnare, punzecchia di tanto in tanto fogli di carta del suo taccuino, inizia ad incidere in piccole aree la carta, mai timidamente: “gli alberi sono più scuri quando arriva la pioggia”.
Esplorano, qui timidamente, Erto. Cerchiamo una piccola sorgente dietro al “il cervo bianco”, sbagliamo strada e ci suggeriscono di tornare indietro perchè proseguendo saremmo arrivati ad una cascatella, in non meno di due ore però. Un ragno molto grosso e nero funambula sulla sua seta, Evelyn sbianca e scappa.
Dopo esserci ripromessi di visitare la cascata e di esserci svegliati molto presto la mattina, cambiamo destinazione ripercorrendo la pista pedonale-ciclabile di Erto verso il grande traliccio deformato dall’onda, arruginito, ma ancora saldo nel suo basamento. Quale altro oggetto oltre alla diga può conservare così integra la sua dignità? Di quali altri oggetti abbiamo bisogno?
Lara disegna dal vero e appunta coordinate didascaliche alla sua mappa, io intanto raccolgo argilla montmorillonitica da una frana a valle.
(Stefano Moras)