Evelyn Leveghi/Panta rei, cum-panis, wastescape

 

Evelyn Leveghi

PANTA REI
ri-produzione dinamica del paesaggio d’oggi, installazione di elementi organici e gelatina alimentare, 2015

«Sicuramente c’è un momento in cui il formalismo si esaurisce; ciò accade quando una nuova iniezione di contenuti nella forma riesce a distruggerla, e appare così una strada per l’innovazione.» (Henri Lefebvre)

Il complesso lavoro in mostra si genera a partire da alcune istanze e consapevolezze: si tratta di una sorta di rilevamento in stampo del territorio, dove il territorio viene inteso non solo come sistema di luoghi fisici, ma come ecosistema vivente di paesaggio, persone e relazioni. La Ricognizione e restituzione pulsante di geografie d’oggi di un territorio apparentemente statico e mai rinnovato, corrisponde alla generazione di nuove scritture connettive, che nulla hanno a che vedere con la conservazione in vitro di elementi propri di questo contesto.
Stessa forma, nuova natura, nuova lettura.
Nuovi punti di vista e nuovi approcci. Nuove possibilità.
Panta rei, ogni cosa è mobile.

 

CUM-PANIS
relazioni inaspettate, condivisioni primordiali, pasta madre, 2015

«La storia dei disastri dimostra che per la maggior parte siamo animali sociali alla ricerca famelica di legami, oltre che di uno scopo e di un significato da dare alla nostra vita. E questa storia suggerisce che, se siamo fatti così, allora la nostra vita quotidiana in gran parte del mondo è un disastro che le calamità a volte ci offrono l’opportunità di trasformare.» (Rebecca Solnit, Un paradiso all’inferno, Fandango libri, Roma 2009)

Il termine compagno, dal latino cum e panis, significa condividere il pane con qualcuno. Esso ottende quindi un atto di condivisione primordiale, cifra alla base delle pratiche relazionali più pure. Il progetto è un processo che prende vita da una massa di lievito madre, creata ad hoc, distribuita in alcune famiglie dei due paesi di Erto e Casso. Attraverso l’affidamento ed allevamento della pasta madre si manifestano numerose componenti antropologiche. Una cartina tornasole del territorio sociale di Erto e Casso attraverso i filtri di tempo e cura. Cura di se stessi, cura del proprio ambiente, cura della vita.

 

WASTESCAPE 
fertili scarti, bucce di patate e carote, farina, acqua, sale, 2015

Separazione ed isolamento. Differenza e deviazione.
Da elementi residuali provenienti da orti del territorio locale ad elementi plastici, al limite dello scultoreo, edibili. Scarti organici come metafora della costellazione di scarti di territorio, scarti sociali, scarti urbani del campo di azione. Un’esperienza viscerale di questa terra muta ma eloquente. Sofferente, ma vitale.

 

 

opere in:
to’non ignà
a cura di dolomiti contemporanee in collaborazione con stefano moras
nuovo spazio di casso
22 agosto-26 settembre 2015

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