Sebastiano Sofia/Tu, l’istante in cui il mare diventa deserto e viceversa

Sebastiano Sofia

Tu, l’istante in cui il mare diventa deserto e viceversa, 2017, sabbia, legno, ferro, gomma, poliuretano, pigmento, vernice, dimensioni ambientali.

Courtesy CAR DRDE Bologna e Sebastiano Sofia.

Il lavoro nasce da una suggestione, un paesaggio: il momento in cui il mare diventa deserto ed il deserto diventa mare. l’istante di queste estremità è un lembo di terra, un riverside, non solo un luogo fisico ma anche temporale, un momento nel quale tutto si congela: il presente, il passato, il futuro, l’immaginazione di ciò che sarà o era è bloccato in un presente eterno, un continuo natura naturans-natura naturante. il deserto porta con sé tracce di esistenze consumate e sfinite mentre il mare trasporta piccoli organismi intenti ad esistere nella loro singolarità usando la mortalità come fertilità. Quell’esistenza stanca di esistere è casa e cibo, quella singolarità è vita e consunzione, l’istante è il momento in cui accade tutto questo: tutto è stato e tutto vuole essere ma tutto sta diventando.

Sofia ha realizzato il proprio lavoro attraverso la Residenza attivata a Pieve di Cadore. Venendoci, portava nella testa i suoi deserti, forse due: paesaggio fisico (era stato di recente, per un lungo periodo, negli Emirati Arabi), altra sabbia in bocca. Ha lavorato alla Batteria Castello, fortezza binata con Monte Ricco, a poca distanza.
Utilizzandola come cava e laboratorio.
Per giorni lì, spesso in solitudine, l’artista ha selezionato materiali, li ha bruciati, lavorando poi con il colore e la forma sugli aggregati semicombusti. Poi ha cominciato a trasferire gli oggetti elaborati al Forte, per inserirli nello spazio predisposto: una duna aveva nel frattempo cominciato a muoversi e a prender forma nella sala del Che.
Ora i relitti cromatici metton fuori loro stessi, non semplicemente allettati e invece sorgivi, radici fossili paralizzate cangianti in istante, immerse nel fuoco e nelle schiume di colore, e salgono ed escono, dalle finestre ampie tagliate nei muri spessi, e si genera rapporto tra il paesaggio verticale vivo fresco intatto che immobile muta tutt’attorno, e questo paesaggio interno piano, che alloca e spande, nello spazio e nella luce, le sue lingue a lambire, la tenebra della paratia.

si ringraziano i partner Cadore Asfalti, Impresa Olivotto, Tramontin colori, Ferramenta Ravara per il supporto alla realizzazione dell’opera.

 

opera in:
Fuocoapaesaggio
a cura di Gianluca D’Incà Levis e Giovanna Repetto
Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore (Bl)
20 maggio – 30 settembre 2017

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