Davide Dicorato/fuggire al mutamento

Davide Dicorato

fuggire al mutamento, 2017, materiali vari

Fare il paesaggio. Il paesaggio che muta. Il tempo da cui apparentemente non possiamo prescindere, che scandisce il cambiamanto. Esso può non esistere se accettiamo il cambiamento come normalità di un processo costante e presente. E come la natura ci insegna a partire dalle prime forme pluricellulari, come le muffe su questi frammenti di fotografia, così ogni paesaggio subisce variazioni, anche quando quelli oramai immortalati su un pezzo di carta.
Ogni contatto crea un mutamento.
L’uomo/artista si fa paesaggio portando con la propria sensibilità il proprio cambiamanto sul/nel/con il paesaggio.
La possibilità di tornare in residenza mi metterà in relazione con l’effetto che il tempo e le forze eserciteranno sugli oggetti-paesaggio, e con gli esiti della mia stessa azione, che trasformano a loro volte le percezioni, diverse, modificate e deformate, invecchiate o solamente dilatate (d. d.)

Davide Dicorato ha lavorato alla Batteria Castello, la seconda fortezza storica di Monte Ricco, posta a poche centinaia di metri dal Forte.
La Batteria è stata la casa di Romano Tabacchi, artista artigiano di Pieve di Cadore, mancato pochi anni or sono, che vi abitò per lungo tempo, trasformandola nella propria caotica, fertile, dimora-officina.
Oggi, ogni cosa dentro a queste mura spesse ed umide stilla e rimembra.
La casa è un vitro: le forge, i forni, i ferri, il vasellame, gli oggetti lasciati e presi da tempo: tutto riconduce qui alla vita del suo abitatore, che non c’è più.
E che c’è ancora.
Dicorato ha conosciuto Tabacchi, ne ha seguito le tracce.
Ha trovato le sue foto, i suoi dipinti, le sue scarpe, le sue foto su internet.
Ha lavorato, ogni giorno della sua residenza, alla Batteria, cercando il rapporto con l’universo di quest’uomo che fu, con questo deposito d’immaginario e cose, agendo su alcuni oggetti e frammenti testimoniali, assumendoli, trasformandoli, processandoli.
I cocci riassemblati non fanno un vaso cinerario: il nuovo pieno dell’urna non esclude le tensioni, i nastri dentati oscillano piano al passo, la trasformazione è una vibrazione che si spande.
Una vecchia foto rinvenuta in Batteria sta a terra, connessa ad alcuni elementi metallici.
Una porzione della foto diviene texture cromatica, ristampata sun un lembo di tessuto, sta ora sospasa a muro.
Il paesaggio, il paesaggio che muta e ci muta, torna in questo processo naturale, presente.
Lo viviamo, lo osserviamo, lo facciamo. Nella percezione, nello sguardo, nella relazione, nel gesto. Muove non muove. muove, non muta.

si ringraziano la Famiglia di romano tabacchi, Tramontin colori e ferramenta ravara per il supporto nella realizzazione dell’opera.

opera in:
Fuocoapaesaggio
a cura di Gianluca D’Incà Levis e Giovanna Repetto
Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore (Bl)
20 maggio – 30 settembre 2017

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