et un’oseliera. le immagini dell’opening
E dunque, l’oseliera, nel Ciastello.
E nei discorsi introduttivi ci è soffermati sul potenziale di questo luogo, spettacolare ed unico. Non un castello in stile: uno spazio diverso da tutti gli altri di questo genere (genere?). Sorta su un gigantesco trovante roccioso, la sorprendente costruzione è ora protetta da una copertura trasparente, che porta tra le mura i riflessi dell’ambiente esterno, e la luce l’invade, esaltandone la sezione interna, spettacolare archeologia, formidabile innesto contemporaneo sull’antica rocca rinata, alcuni che dormono non l’intendono, buona notte a loro.
Il castello ieri s’è dunque acceso, con quest’oseliera.
Non si è messa opera alcune in un contenitore: questo non serve, ed è anzi inutile, e dannoso.
Le opere sono state costruite per questo spazio, in relazione ad esso. Alcune, attraverso una Residenza d’artista: così è nato il Libro d’Andraz, di Denis Riva, tomo dipinto, trasfigurazione di sogni e fantasmi e immagini e immaginazioni di questo ambiente, colte e poi rese, e di questo paesaggio.
Il castello non un contenitore quindi, ma un generatore d’immagini, che sono entrate in esso, e in contatto estroverso con esso. I ragazzi scolpiti di Fabiano De Martin Topranin, ad abitarne le stanze, in eloquente solitudine, poetica della dolcezza feroce. Le lastre armate di Giuseppe Vigolo, installate per anfratti e nicchie murate. Il sogno musical-matematico di Luca Chiesura, doppio universo concentrato, irto di rimandi, che oscilla nel vento, ben fermo alla mente.
E poi le due performances, a muovere lo spazio che nella sera andava senza smorir nel gelo. Alle 19.30, si è svolta la prima: Perform Yourself, the Artist is Absent, di Hannes Egger, è un’altro pezzo di contemporaneità istoriata (nella storia si entra, il contemporaneo è relazione). Il Grup De Bal Fodom ha danzato, in 15 in sgargiante costume ladino, i valzer e i pairisher, sul palco di rosso dall’artista pinto, e da oggi le sue Istruzioni d’Uso e le musiche in cuffia sono a disposizione del pubblico, che si propaghi l’onda, e si propaga infatti. Poi alle 20.30 l’altra performance, fantastica RICOLORAZIONE dello spazio interno, con i suoni di Lorenzo Commisso e Rachele Burgato, e le immagini sincopate e potenti a correre a parete, nel crepuscolo artico, formidabile davvero il senso, sensoriale, di questo spazio musicato e immaginato, e il verde palmizio, là, e la mia abat-jour rossa sottesa, a riposo, per sempre.
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