daniela di maro/principio di sospensione l (casso)

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La clessidra, i cui primi esemplari accoglievano al loro interno dell’acqua (dal greco klepsýdra, ruba-acqua), è il simbolo dello scorrere del tempo e della sua misurazione. In questo caso specifico, lo strumento è stato privato della sua funzione originaria, consentendo una rilettura del suo valore simbolico e stravolgendo materialmente alcune leggi fisiche alla base del suo funzionamento. Accanto ad una clepsidra, è posta una clepsamia, meglio conosciuta come clessidra a sabbia, composta da sottilissimi granelli di polvere bianca calcarea. In questo contesto, l’elemento acqua e l’elemento terra si rapportano in un reciproco scambio di relazioni, generando inoltre una sorta di sovrapposizione ideale di luoghi (Casso/Trieste). In entrambi i casi, i due dispositivi subiscono la medesima condizione: lo scorrere del tempo è sospeso, come anche la forza di gravità, costantemente messa in discussione dal movimento rotatorio ed uniforme. La stessa rotazione conferisce un elemento significativo all’opera: la rotazione perpetua rappresenta quella perfetta ciclicità che ogni essere vivente ed ogni dinamica naturale racchiudono in sé, condizione capace di rivitalizzare e rinnovare tutte le energie coinvolte, determinando un equilibrio costante tra gli elementi opposti. Nel contesto in cui è installato il lavoro, il contenuto simbolico dell’opera si carica di un ulteriore significato: una particolare conformazione rocciosa, utilizzata dai climbers come punto di ancoraggio, sosta e protezione, per la sua particolare forma, viene definita “clessidra”. Quest’ultima, diviene così un sostegno per sorreggere ed aiutare chi si trova sospeso tra il cielo e la terra…

qui il video dell’opera


opera inserita in
upokeimenon (sott’acque)
a cura di gianluca d’incà levis
in collaborazione con michela lupieri
nuovo spazio espositivo di casso
21 settembre-27 ottobre 2013