upokeimenon trieste/aquario marino


Sabato 28 settembre si è inaugurata la sezione triestina della mostra Upokeimenon, il cui corpo principale è allestito presso il Nuovo Spazio di Casso (fino al prossimo 27 ottobre).
L’estensione triestina di Upokeimenon è il risultato della partnership avviata con il Comune di Trieste e con Trieste Next, salone europeo della ricerca scientifica, svoltosi nell’ultimo finesettimana di ottobre. Titolo di Next, quest’anno, era Waterwise: ecco dunque generato il link tematico d’acqua.
Alla base della collaborazione, un interesse reciproco tra i due progetti culturali, e una volontà di proporre un dialogo tra la cultura scientifica a la riflessione artistica, intrecciandoli, e mettendo in comunicazione questi due modelli della ricerca e dell’espressione propri dell’uomo.
Quest’idea si è concretizzata con l’intervento realizzato dagli artisti Dimitri Giannina e Daniela Di Maro all’interno del Civico Aquario Marino, importante museo cittadino che ben rappresenta l’identità culturale di Trieste città d’acqua.
Lo spazio dell’Aquario ha accolto dunque due opere: un video di Daniela Di Maro, realizzato all’interno dello stesso Aquario durante un periodo di Residenza di una settimana. L’Aquario è diventato il soggetto della sua esplorazione critica, formalizzata nella videoinstallazione, che è ora visibile al primo piano del Museo.
Dimitri Giannina ha invece messo in scena la performance H2-ON, ispirata alla celebre storia del Pinguino Marco, per anni ospite dell’Aquario.
La sezione triestina di Upokeimenon si chiuderà il 3 novembre.




Dimitri Giannina
H2-ON
performance ed installazione
carotaggio di cemento e pigmenti, ghiaccio sciolto, sagoma di pinguino.

L’installazione realizzata da Dimitri Giannina occupa la piattaforma superiore della vasca che costituì l’habitat di Marco (1953-1984), pinguino sudafricano che fu ospite dell’Aquario Marino di Trieste per molti anni, diventandone l’attrazione turistica principale, ed una sorta d’icona. Prodigiosamente integratosi nell’Aquario, e nella città, Marco divenne triestino. Un modello d’integrazione esotica: l’esemplare di Spheniscus demersus sorprendeva dapprima, e poi non sorprendeva più, nel suo compiere comuni operazioni quotidiane (accompagnava lo zoologo alla Posta). L’installazione è ciò che rimane della performance inaugurale, realizzata il 28 settembre. Sulla piattaforma, che campeggia desolatamente vuota nella sala (da tempo Marco non c’è più), un carotaggio di cemento mostra segni di colature cromatiche: un blocco di ghiaccio, posto sulla sua sommità, sciogliendosi ha liberato il colore imprigionato nel suo corpo. Il colore colato rappresenta la libertà fluida dell’acqua, che muovendosi disegna reticoli e modella lo spazio, come il tempo. Imprigionato nel ghiaccio, v’era un disegno, l’acqua l’ha bagnato e sceso. Un disegno del pinguino Marco, realizzato da Enrico, l’unico bimbo (9 anni) che oggi vive nel paese semiabbandonato di Casso, dov’è il cuore di Upokeimenon, e di Dolomiti Contemporanee. Questa la performance: una gran sagoma d’uomo-pinguino, è entrato nell’Aquario (come faceva Marco). E’ entrato in una tenda (watercamp). Ne è uscito con una valigetta. L’ha passata all’artista. Che ha raggiunto la colonna di cemento. Dapprima, egli ha caricato una sveglia ad acqua, che ha preso a segnare il tempo (come fa un carotaggio; come dovrebbe fare l’Orologio della Torre). Nella valigetta c’era un cilindro nero. L’ha estratto. Ha rimosso la custodia nera (nero petrolio, che uccide il ghiaccio). Ha posato la carota di ghiaccio sulla carota di cemento. Sciogliendo, l’acqua ha portato con sè il colore che stava nel cemento. A scivolare, a terra, come fiume.


Daniela Di Maro
Principio di Sospensione 2
videoinstallazione.

Principio di sospensione, part II è la prosecuzione di un frammento d’opera presentato a Casso, all’interno del corpo principale di mostra, e un ulteriore approfondimento del ragionamento volto ad esplorare la relazione tra il tempo e lo spazio. In questo Aquario, al cui interno il tempo sembra essersi fermato, lo spazio viene riattivato dall’artista attraverso un percorso empatico, a metà tra esplorazione e visione onirica, col fine di riportare in vita la memoria delle creature.
Come un grande organismo vivente che necessita dell’acqua per sopravvivere, l’Aquario è un ambiente fluido, liquido, ricco di storia e di percorsi nascosti e inaccessibili ai visitatori. Agli occhi dell’artista questo ambiente è un involucro magico, poiché nasconde al suo interno luoghi inconsueti dove tutto può accadere e dove non c’è spazio per il silenzio. Come una grande macchina l’Aquario è in costante attività perché, ciclicamente, preleva l’acqua dal mare che, dalla Torre dell’Orologio, viene fatta scorrer giù, fino alle vasche. Come un organismo ha in sé l’atmosfera degli abissi, si lascia regolare dalle maree, ed è in grado di interrompere il ciclo del tempo, annullandone ogni durata. Esplorandone la complessità, l’artista ha lavorato sulla sua memoria, andando alla ricerca di quel tempo sospeso che permette di incontrare creature invisibili ma presenti, e di percepire sensazioni ancestrali, qui narrate traverso intensi bagliori luminosi. In Principio di sospensione, part II l’artista racconta una storia, data da un continuo alternarsi di immagini visionarie mute – prive di sonoro – e narrative, dove il frastuono reale dei macchinari all’opera riconduce il visitatore al tempo presente.

qui il video di Upokeimenon

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