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L’opera di Elena Mazzi nasce dallo studio della figura di Rinaldo Zardini emblema della identità Ampezzana e simbolo di una comunità che vive fra le tradizioni di un passato assai caratterizzato e la spinta presente del turismo.
L’artista muove qui dallo studio della memoria quotidiana che da identità personale diviene collettiva, ponendo le basi di quelle relazioni che regolano la vita del territorio e ne forgiano tradizioni e culture.
Elena Mazzi ha così trasportato una serie di fossili, appartenenti alla collezione di Rinaldo Zardini, fra le mura delle abitazioni private delle famiglie dei Regolieri ampezzani, i capifamiglia discendenti dagli antichi ceppi che ancor oggi amministrano il patrimonio comune costituito da boschi e pascoli, seguendo le antiche legislazioni.
Il fossile, entrato così a far parte temporaneamente della quotidianità della famiglia ospitante, è stato incluso nelle collezioni private e personali presenti nelle case, collezioni che ogni persona crea nel corso della propria vita, accumulando o ordinando tipologie d’oggetti d’uso o di memoria.
Gli stessi Regolieri hanno documentato questa breve convivenza scattando alcune fotografie ai reperti così installati.
Le foto sono state poi tramutate dall’artista in cartoline.
Successivamente esposte nelle teche del museo, insieme al fossile che ritraggono, ricollocato, esse sono divenute la testimonianza visiva di un viaggio ideologico.
L’azione di Elena Mazzi, oltre a costituire un riferimento all’importante attività fotografica di Rinaldo Zardini, vuole essere una riflessione sulle dinamiche di scambio e di collezionismo, filtrata attraverso la quotidianità dei gesti.
Intime identità che rivalutano un patrimonio locale e una memoria al contempo personale e collettiva.


opera inserita in
la cura dello sguardo
a cura di Gianluca D’Incà levis
in collaborazione con Elisa Decet
museo paleontologico r. zardini di Cortina
3 agosto – 29 settember 2013